mercoledì 20 gennaio 2010
Sta terra jè nostre e 'nza da tuccà: resoconto degli incontri tematici dello scorso Dicembre.
Il Comune di Fossacesia in collaborazione con Rete Emergenza Ambiente Abruzzo, Coordinamento per la Tutela della Costa Teatina, Forum Acqua, Rete Municipi per l’Acqua Pubblica, ha voluto dedicare due incontri (che si sono tenuti presso il Teatro Comunale il 5 e 6 dicembre scorsi) alla riflessione su due argomenti di grande attualità in tema di ambiente e qualità della vita dei cittadini.
La mattina del 5 dicembre abbiamo parlato di come dovrebbe cambiare la gestione dei servizi idrici integrati in forza della Legge n. 166 approvata lo scorso 20 novembre 2009, (Conversione del Dl 135/2009 recante obblighi comunitari ed esecuzione di sentenze della Corte Ue) e in particolare dell’articolo 15 che introduce alcune modifiche all’art. 23 bis della Legge 133/08 e segna un ulteriore passo verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici locali. Questa legge infatti prevede l’obbligo di affidare la gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite, individuati per mezzo di procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%.
I sostenitori di questo provvedimento affermano che esso costituirebbe l’inevitabile adeguamento ai principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità. Affermano inoltre che l’affidamento dei servizi idrici a privati porrebbe fine ad una gestione clientelare e politica degli acquedotti, che con maggiore concorrenza tra società pubbliche, private o miste potrebbe migliorare il servizio. Affermano che, anche se non subito, i costi delle utenze si abbasseranno. Ma sarà vero tutto questo? È significativo il fatto che le stesse associazioni dei consumatori abbiano espresso un netto dissenso verso l’art.15 e che la Regione Puglia già il 20 ottobre, con una delibera di Giunta Regionale, abbia sancito l’avvio della ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese.
Contro l’art. 15 si è presto sollevata una folta schiera di movimenti, associazioni, enti locali che temono la mercificazione di un bene essenziale alla vita delle persone e che non può essere soggetto alle leggi di mercato.
Come gruppo consiliare di maggioranza abbiamo proposto una delibera, poi approvata nella seduta dello scorso 11 dicembre dal Consiglio Comunale, in cui ci si impegna a promuovere iniziative finalizzate alla ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato nel territorio di propria pertinenza e alla sensibilizzazione della popolazione al risparmio idrico; è prevista inoltre l’integrazione nello Statuto Comunale della gestione del servizio idrico integrato come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e senza fini di lucro, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti.
Quali differenze ci sono tra una gestione sottoposta alle leggi del diritto pubblico ed una sottoposta invece alle leggi del diritto privato? Tra un ente pubblico con l’obiettivo di pareggiare il bilancio ed una Spa con l’obiettivo di conseguire degli utili? E soprattutto che tipo di vantaggi potranno esserci da un mercato che di fatto non prevede una reale concorrenza tra più gestori?
Ne abbiamo discusso con Renato Di Nicola del forum acqua e Don Silvio Valic, della Diocesi di Termoli.
Quest’ultimo racconta: “Vivo nell’unica città del Molise che ha già l’acqua in mano ai privati […] L’amministrazione è entrata in un contenzioso con la Sigesa, la società che gestiva la rete di distribuzione idrica e la rete fognaria della città, perché al Comune di Termoli è stato chiesto di pagare quasi un milione di euro di spese arretrate per l’invio delle bollette. Le precedenti amministrazioni non avevano mai chiesto il bilancio e hanno sempre concesso l’aumento come la Sigesa decideva…”.
“Prima di decidere di privatizzare i sistemi idrici sarebbe bene che le amministrazioni vedessero cosa è successo dove ciò è già avvenuto”, continua Di Nicola: “Ad Arezzo, dove il processo di privatizzazione è nato molto tempo fa, l’azienda si è trovata con tanti soldi nelle mani, finanziamenti ricevuti dalle banche. Poi non ha fatto investimenti ed ha aumentato le tariffe.”
(Chi volesse rivedere integralmente gli interventi può farlo collegandosi al nostro canale YouTube: cambiamofossacesia).
La seconda giornata è stata invece dedicata alla minaccia petrolifera tuttora esistente in Abruzzo. La Giunta Chiodi ha recentemente discusso un disegno di legge che individuerebbe sei aree del territorio regionale sulle quali sono vietate tutte le attività connesse allo sfruttamento del sottosuolo. Su di esso diverse voci invitano alla cautela negli entusiasmi e a non abbassare la guardia. Tra questi, Enrico Graziani, che negli anni '70 è stato uno dei più attivi artefici della vittoria dei cittadini abruzzesi contro l'insediamento della Sangro Chimica, e Maria Rita D’Orsogna, ricercatrice della California State University. Maria Rita D’Orsogna è già stata protagonista di un incontro che abbiamo organizzato lo scorso 6 Luglio, sempre presso il Teatro Comunale, per sensibilizzare i cittadini alla questione petrolio in Abruzzo. Il Comune di Fossacesia ha anche presentato osservazioni contro le piattaforme in mare tra San Vito e Vasto (Ombrina Mare e Elsa di Medoilgas e Petroceltic).
La mattina del 6 dicembre scorso abbiamo affrontato il problema sotto diversi aspetti insieme al Dott. Pagliani (Mario negri Sud) il quale ha sinteticamente illustrato lo stato di salute delle nostre acque fluviali e marittime. “Forse non tutti sanno”, ha detto Pagliani, “che ‘Rospo Mare’ è il nome di una serie di piattaforme al largo della nostra costa di cui una è un piccolo ‘Centro Oli’ in mare.”
L’Ing. Giambuzzi (WWF) ha invece parlato della legge Marzano del 2004, che regola le procedure con cui le imprese petrolifere possono richiedere – e ottenere – le autorizzazioni per la coltivazione di idrocarburi da parte delle amministrazioni locali.
Ha concluso l’incontro il Prof. Stoppa (Corso di Laurea in Geologia - Università “G. D’Annunzio” di Chieti) con un intervento incentrato sui rischi correlati agli impianti petroliferi e agli eventi sismici.
Le numerose richieste da parte del pubblico di intervenire con osservazioni e domande hanno rafforzato la nostra convinzione sulla necessità di organizzare ulteriori incontri per tornare a parlare di questi temi.
[Lara]
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