venerdì 4 dicembre 2009

Sta TERRA jè NOSTRE e 'NZA da Tuccà!



[Comunicato Stampa del Comune di Fossacesia - Assessorato all'Ambiente, energia e Igiene Urbana]
Il Comune di Fossacesia, in collaborazione con la Rete Emergenza Ambiente Abruzzo, Coordinamento per la Tutela della Costa Teatina, Forum Acqua, Rete Municipi per l’Acqua Pubblica, promuove un incontro di approfondimento e riflessione su due rischi che incombono sui nostri territori: la privatizzazione della gestione dell’acqua e la petrolizzazione del nostro Abruzzo.
“Fossacesia - inizia il sindaco Fausto Stante - è sede di Aree Naturalistiche di interesse Regionale e Nazionale, all’interno del Sistema delle Aree Protette della Costa Teatina e di un Sito di Importanza Comunitaria e noi come Amministrazione stiamo investendo su agricoltura e turismo per dare benessere ai nostri cittadini e su progetti per sviluppare le energie rinnovabili e ottimizzare i consumi energetici. Crediamo con forza – aggiunge Stante – che esistono percorsi praticabili per coniugare le attività dell’uomo con il rispetto dell’ambiente e delle nostre risorse naturali”.
“Gli incontri di sabato e domenica – precisa l’Assessore Natale – sono pensati per far conoscere ai cittadini ed agli altri amministratori locali quali rischi stiamo correndo come territori dopo l’approvazione dell’art. 15 del Decreto Ronchi che porterà alla privatizzazione di molti servizi ora pubblici, come per es. la gestione dell’acqua. Sarà un momento – aggiunge Natale – anche e sopratutto per capire come insieme cittadini ed amministratori possono agire per contrastare queste azioni che sull’Acqua e sul Petrolio ci stanno espropriando del diritto lecito delle comunità che vivono su un territorio di decidere del proprio futuro”.
“Dire che perché la gestione pubblica non funziona e che per questo bisogna privatizzare equivale a dichiarare che si è incapaci di amministrare, i cittadini eleggono i loro rappresentanti che devono essere in grado di gestire bene e in modo corretto la cosa pubblica, che può e deve funzionare anche in Italia come accade in altri paesi d’Europa e del Mondo e come accade in molti luoghi anche in Italia dove ci sono amministratori capaci e competenti. La vera sfida è far funzionare il pubblico”.
Il Programma del convegno, che si aggiunge alla manifestazione “Sapori a Palazzo” che sempre il 5 e 6 dicembre si terrà a Fossacesia, sarà il seguente:

• Sabato 5 Dicembre “Acqua bene comune fuori dal Mercato”, ore 9.30 – Saluti del Sindaco, ore 10 – interventi di Renato Di Nicola, Forum Acqua e Antonio De Lellis, Diocesi di Termoli, spiegheranno quali i possibili rischi per i comuni ed i cittadini derivanti dall'approvazione dell'art. 15 del Decreto Ronchi e le azioni possibili dei comuni per affermare il diritto all'acqua.

• Domenica 6 Dicembre “Vino, Olio e prodotti tipici, Turismo ed Agricoltura: il Presente che vogliamo in Futuro”, ore 9.30 – Saluti del Sindaco, ore 10 – interventi del Dott. Tommaso Pagliani, Mario Negri Sud, Ing. Tommaso Giambuzzi, WWF, Prof. Francesco Stoppa, Università di Chieti-Pescara.

Entrambi gli incontri si terranno presso il Teatro Comunale di Fossacesia, in Via Roma e saranno moderati dalla Dott. Lara Polsoni, Consigliere Comunale con delega alla Cultura.

sabato 28 novembre 2009

Cambi-Amo in Comune - #1

Proveremo a dare conto ed informarvi in questa rubrica delle proposte e delle azioni che la piccola compagine eletta, che rappresenta il Movimento Cambi-Amo Fossacesia, metterà in atto all’interno del palazzo comunale. Per brevità non potremmo trattare tutto in modo approfondito, per tanto invitiamo gli interessati a contattarci direttamente in Comune o per e-mail all’indirizzo: cantiere.aperto@libero.it o sul blog all’indirizzo: http://cambiamofossacesia.blogspot.com/.
Lara, Nico e Andrea

In questi primi mesi si è già riusciti a produrre qualche germe di CAMBIAMENTO.
Tra le proposte politiche avanzate, che vanno sulla strada indicata dalla piazza, menzioniamo l’istituzione delle nuove deleghe, non presenti in precedenza in Municipio, alla Partecipazione Attiva dei Cittadini e alle Politiche per il lavoro, da attribuire alla Consigliera Lara Polsoni ed al Consigliere Nico Nardone.
Tra i provvedimenti l’impegno contro la petrolizzazione dell’Abruzzo si è concretizzata nella mozione, approvata nell’ultimo Consiglio Comunale, contro l’estrazione e la lavorazione di idrocarburi sul territorio regionale abruzzese e per l’impegno a salvaguardare la salute pubblica ed il patrimonio naturalistico della Regione Abruzzo e nell’approvazione in Giunta delle Linee Guida per la redazione del Piano Energia Comunale per recepire la Direttiva “20-20-20” e l’Adesione al Patto dei Sindaci sullo stesso tema.
Per avvicinare i laureandi e i neo-laureati al mondo del lavoro in particolare dei Green jobs è stato istituito il Gruppo di Ricerca, Applicazione, Pianificazione e Progettazione Ambientale.
È stato approvato il Piano di Bonifica di Siti Contaminati e delle Discariche abusive di rifiuti.
Sono stati inoltre presentati un Programma di rilancio e gestione della Biblioteca Comunale.
È stata presentata recentemente una proposta per creare una “Casa delle Associazioni”, individuando locali da destinare a tale scopo, nonché modalità di attribuzione e fruizione degli stessi da parte dei vari gruppi ed associazioni culturali presenti sul territorio.
Per le politiche giovanili, dopo una fase di monitoraggio attraverso il confronto con gli operatori sociali, è stata presentata una programmazione generale delle attività da condurre in collaborazione con le altre istituzioni educative; è stato inoltre organizzato l’incontro “Orienta Giovani” per l’orientamento universitario cui hanno partecipato docenti e studenti dei tre atenei abruzzesi illustrando l’offerta formativa e fornendo indicazioni utili alla scelta universitaria.
Si sta rilanciando il teatro comunale, sia attraverso la richiesta per l’acquisto di arredi e per interventi di manutenzione dei locali, sia attraverso l’organizzazione di eventi sempre più frequenti e diversificati tra cui presentazioni di libri (nell’ambito della manifestazione “Ottobre Piovono Libri”), mostre, proiezioni video e convegni.

Guantanamo Italiane?

L’informazione nazionale si è recentemente occupata, dopo il caso di Stefano Cucchi, deceduto durante la propria detenzione a Roma, del problema della violenza in carcere. Occupata è sicuramente una parola grossa, un paio di servizi in due giorni di certo non rendono giustizia a un problema piuttosto serio del sistema carcerario nel nostro paese.
Partiamo dal fattaccio che ha portato a questa messa a fuoco del fenomeno da parte dei media.
Stefano Cucchi, 31 anni, viene fermato mentre sta fumando uno spinello con un amico. Viene perquisito e gli vengono trovati addosso 18 grammi di Hashish e viene arrestato. Era la notte tra il 15 e il 16 ottobre. Il giorno successivo si tiene il processo per direttissima e il giudice ritiene che il ragazzo debba passare il tempo fino al 13 novembre, data dell’udienza successiva, in carcere a Regina Coeli.
La famiglia viene tranquillizzata: per così poco in un paio di giorni il ragazzo sarà agli arresti domiciliari. Invece… Invece sabato 17 ottobre la famiglia viene avvisata che Stefano è ricoverato presso il reparto carcerario dell’ospedale Sandro Pertini.
Ai familiari viene negata ogni possibilità di vedere Stefano e di incontrare i medici, e quando finalmente arrivano a disporre dell’autorizzazione, il 22 ottobre, si trovano davanti un cadavere. Dopo qualche vicissitudine la famiglia riesce a vedere Stefano, il corpo si presenta totalmente massacrato, la faccia sembra bruciata, un occhio è gonfio e l’altro sembra incavato, la mascella fracassata, costole fracassate e altre tumefazioni. Le foto sono state pubblicate comunque in rete, grazie all’autorizzazione della famiglia. Quello che è successo in carcere è ancora molto poco chiaro, per non dire totalmente oscuro, gli unici testimoni sono Stefano e chi l’ha massacrato.
Un caso isolato?  Forse. 62 persone decedute in carcere in 11 mesi sono un caso? Forse. Prendiamo qualche spunto da un’intervista a un ex-detenuto, pubblicata da
ilmanifesto.it. “Le prime botte le prendi all'ufficio matricola e poi continua così. Ti picchiano con manganelli o a mani nude, quando entri in carcere capisci che non vali niente, che non hai diritti. È come una giungla. Devi subito accettare le regole altrimenti sei morto, non intendo fisicamente, anche se può capitare.” Ecco la confessione di un trentacinquenne, detenuto per breve tempo per ragioni analoghe a quelle di Cucchi. Da altri passi dell’intervista si può evincere come il pestaggio da parte dei secondini sia routine nella vita dei detenuti. Si comincia con qualche schiaffo al reparto matricole per arrivare ai pestaggi notturni nella branda se non tieni bassa la testa quando un secondino ti guarda. In carcere sembra normale che per qualunque sciocchezza ti portino nei sotterranei e che delle guardie incappucciate massacrino i detenuti a manganellate, coprendoli con coperte per non lasciare segni.
Tutto questo chiaramente si esercito sulle matricole, sui detenuti mai stati in galera, ai camorristi non li tocca nessuno. Questo perché, come afferma l’intervistato: “le guardie si sfogano, senza paura, perché dicono che noi siamo pesc' e cannuccia', insomma gente che non conta niente.”
Vediamo ora un altro “caso isolato”: una registrazione proveniente dalla nostra regione, dal carcere di Teramo per la precisione. "Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto...” Le parole di questa guardia non lasciano dubbi: massacrare i detenuti è routine nel carcere di Teramo a quanto pare.
Si potrebbero citare altri episodi del genere, ma il quadro generale non cambierebbe.
Vogliamo cercare di dare giustificazioni per questo fenomeno? Puntiamo il dito contro il sovraffollamento delle carceri e tensioni conseguenti? Si, è vero, parlando di Teramo, l’istituto contiene quasi il doppio della proprio capacità: 400 detenuti su una popolazione ideale di 250. Una guardia può essere costretta a dover sorvegliare anche 100 detenuti nei turni notturni, e questo può essere certo fonte di tensioni.
Lascio alla discrezione del lettore  se giustificare questi episodi come casi isolati dettati da una condizione di stress o come un comportamento generalizzato da parte della categoria.
[V.]

Rubrica Storica - EZLN

Forse molti di voi non sapranno neanche dell’esistenza dell’EZLN , a causa della scarsa informazione a riguardo, perché i governi capitalisti di tutto il mondo hanno cercato di censurarlo a causa del loro indirizzo no-global e anticapitalista; nonostante ciò noi DISSIDENTI cerchiamo d’informare su questo i cittadini.
L’EZLN, che sta per Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, fu fondato il 17 novembre 1983,
è ed era un movimento clandestino armato presente nel Chiapas (una delle regioni più povere del Messico), che prende il nome dal suo fondatore Emiliano Zapata, sebbene questa organizzazione sia armata fino ad ora non s è a conoscenza di azioni violente. Il più famoso dei “portabandiera” di questo movimento è il subcomandante Marcos.
L’EZLN è formato prevalentemente da indios, discendenti dei maya, con l'obiettivo di affermare i diritti delle popolazioni native messicane. La loro lotta, per la "democracia, justicia y libertad", però non inizia con la recente formazione dell'Esercito Zapatista, ma dura da 500 anni, si identifica cioè con la più generale lotta dei popoli indigeni contro i conquistadores europei.
Gli zapatisti si oppongono quindi al neoliberalismo (cioè un sistema economico capitalista che tra i tanti svantaggi prevede anche la privatizzazione dei servizi pubblici), applicato dai primi anni ’80 in Messico, che dura fin oggi.
Indubbiamente è solidale non solo con gli altri popoli indios del Messico che soffrono della mancanza dei più basilari diritti umani ma, anche con tutti i popoli oppressi del mondo.
Ciò che l'EZLN e che noi DISSIDENTI maggiormente desideriamo è che i popoli indigeni escano finalmente da secoli di povertà, oppressione e ignoranza, senza però perdere la loro cultura, le tradizioni, lo stile di vita. Lottiamo perché venga rispettata l'autonomia dei loro territori, una sorta di “autogoverno” che si sostituisce al controllo dello stato del Chiapas, che degli indigeni non tiene conto.
Spero che con questo articolo, molte delle vostre menti si sensibilizzino, a questo tipo di argomenti BOICOTTATI da maggior parte dei governi mondiali.

[el libertador]

La scuola tagliata fuori dalla cultura

Il decreto legge 137 meglio noto come riforma Gelmini presentato il 1 settembre 2008 è in vigore da ormai un anno.
Tante sono state le voci e le controversie contro tale decreto,chi non ricorda le manifestazioni in piazza degli studenti o gli scioperi, le occupazioni e gli slogan contro l’attuazione di questa riforma?;da un anno è in corso una battaglia di docenti precari, assistenti scolastici e alunni contro il ministro dell’istruzione,contro una riforma molto oscurata dalle voci e dalle discussioni che le veleggiano attorno, tante sono le interpretazioni e tanti i punti di vista,così tante parole da creare una confusione totale sulla panoramica di un decreto che nonostante il suo scalpore fa davvero paura solamente a chi ha approfondito questo argomento.
Possiamo iniziare col dire che potenzialmente la nuova riforma a lungo andare potrà avere un impatto totalmente radicale sulla scuola, o meglio sul concetto scuola,infatti per capire bene quale debba essere l’interpretazione giusta e l’intenzione del Ministro MariaStella Gelmini bisogna capire bene cos’è per noi la scuola:la scuola è un istituto nel quale si svolgono attività che hanno per scopo l’insegnamento metodico di una disciplina,di un arte o di un mestiere, è un luogo nel quale si offre al ragazzo un percorso formativo e di cultura in tutte le forme nella quale essa si presenta, un percorso didattico che insegna, che fa crescere che sviluppa la capacità mentale dell’alunno non solo dal punto di vista disciplinare o della materia,ma bensì prepara ad un giusto approccio sociale che si deve avere una volta terminati gli studi.
Ricordiamo che con la riforma è stato attuato l’inserimento del maestro unico e lo sfoltimento del corpo docente, sono stati tirati fuori 87.400 insegnanti abbassando così la media docente\alunno ad 1\20 mentre la media europea equivale ad 1\15 ( di qui la contraddizione del ministro che a sua detta,lo sfoltimento è avvenuto proprio per comparare la media europea),oltre all’introduzione del maestro unico che va a stravolgere il sistema scolastico della scuola elementare italiana(che si posizionava tra le prime in europa)un altro punto molto importante è quello del ritorno ai voti decimali sia per le scuole medie che elementari che ci riportano insieme al voto in condotta in un ambiente scolastico risalente agli anni 60’.
Possiamo essere molto clementi sul ritorno ai voti numerici proposto dal ministro,meno tolleranti invece sull’iniziativa di formare classi separate per bambini extracomunitari,questo crea una totale discrepanza nell’ambiente didattico differenziando talvolta le origini e le etnie di famiglie che dovrebbero essere integrate nel nostro paese,per la Gelmini tale iniziativa è stata avanzata perché gli alunni stranieri avendo difficoltà nel parlare una lingua nuova possono rallentare il corso normale del programma scolastico;ora io mi chiedo: come possono imparare una lingua nuova dei bambini che sono impossibilitati ad interagire con i propri coetanei italiani?, e quale sarà il livello di istruzione degli scolari che affrontano un programma differenziato da quello normale?,secondo il nostro ministro la soluzione è quella di dividere e creare divergenze tra classi dette “italiane” e classi dette “straniere”.
Il nodo cruciale però si viene a trovare in un'altra facciata inerente alla nuova tipologia di “scuola” che il nostro governo ci propone,infatti possiamo dire che la finanziaria studiata dal ministro dell’economia Tremonti vada a braccetto con il taglio scuola che la Gelmini ha proposto; oltre alla cacciata via degli insegnanti precari la finanziaria presenta un taglio di 7miliardi di euro in tre anni per il finanziamento scolastico,in poche parole la scuola è costretta ad effettuare attività didattiche o corsi interscolastici a proprie spese, e data la scarsità di fondo monetario degli istituti si prevede un drastico calo di tali attività,si prenda ad esempio il liceo scientifico di Lanciano nel quale a causa della mancanza di capitale è stato costretto a mandar via alcuni assistenti di laboratorio chiudendo così tutti i laboratori didattici(tranne quello di fisica), di conseguenza non esisteranno più modelli di studio pratico ed operativo applicato in laboratorio,questo tipo di provvedimento è la prospettiva che ci si aspetta dalla maggior parte delle scuole italiane in vista della riforma, in un modo o nell’altro ci sarà una corsa al “si salvi chi può” dove per sopravvivere si andrà ad eliminare quelle porzioni didattiche in più che la scuola offre e che non riesce a sostenere
La conclusione dell’opera “riformiamo la scuola risparmiando il più possibile e fregandocene di chi ci vive dentro” avviene all’interno dell’università, ebbene sì i tagli maggiori ai fondi destinati per la scuola sono stati effettuati a discapito di tutti gli atenei d’Italia, attenzione però, con la riforma non vengono fatti dei tagli equi verso tutte le università ma bensì si basa su diversi parametri: la gestione da parte dei rettori dell’università, la preparazione dei professori,e l’operosità e l’efficacia che l’università ha nella preparazione alla laurea;spiego: ogni anno la Finanziaria stabilisce l’ammontare del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), cioè i soldi che vanno al Sistema Universitario statale,questa somma è a disposizione del Ministero che la ridistribuisce fra i differenti Atenei (in base ai criteri sopra citati)la legge prevede una riduzione di circa il 20% in tre anni di tale somma senza considerare che, nel nostro Paese, il finanziamento alle Università è fra i più bassi di Europa. (Basta guardare i dati dell’OCSE), già dal 24 Luglio infatti si sono composte delle classifiche di tutti gli atenei d’Italia,formuliamo così in base a dei criteri a mio avviso poco attendibili (ad esempiola professionalità dei professori) delle differenziazioni tra gli atenei distinguendo così le università tra di loro.
E’ sulla meritocrazia che costruiamo la nuova nostra scuola italiana, si basa sulla concezione per la quale ogni forma di riconoscimento e successo sugli studi è esclusivamente commisurata al merito individuale, non c’è niente di male nel fondare la scuola sulla meritocrazia, nel distinguere le università invece sì, è ovvio che le università non siano tutte uguali e che ci siano quelle di alto rango e quelle di basso rango però bisogna dare la possibilità a tutti di meritarsi questa meritocrazia, un ricercatore che studia all’università di Macerata avrà meno possibilità di approfondire i propri studi come può farlo un ricercatore del politecnico di Torino, e questo perché la lista sulla quale classifichiamo le nostre università toglie i fondi all’università di Macerata e li distribuisce al politecnico di Torino.
E’ per questo motivo che ci sono “migrazioni” all’estero da parte dei ricercatori e degli studenti, perché il loro Stato non gli offre o meglio non offre alle loro università un finanziamento tale da poter mandare avanti le loro ricerche, tutti sappiamo che la ricerca ai giorni nostri è importantissima per lo sviluppo sia economico che culturale di un Paese e allora perché far fuggire potenziali menti in grado di mantenere alto il nome del proprio Paese che gli ha dato la possibilità di portare avanti progetti scientifici?, la meritocrazia tanto declamata dal nostro ministro dell’istruzione la attribuiamo al singolo individuo oppure etichettiamo tutti gli individui in base alla meritocrazia delle università nelle quali svolgono i propri studi?.
Le università potranno diventare fondazioni private, si potranno totalmente privatizzare e questo tutto a discapito della scuola pubblica, se si tagliano fondi alle università e si da loro la possibilità di privatizzarsi sembrerebbe quasi ovvio che si stia cercando di forzare gli atenei a privatizzarsi,così facendo non avranno più problemi per il finanziamento e tutte le altre problematiche appresso.
Questo va a discapito della scuola pubblica, indirettamente si sta spianando la strada al privato,a lungo andare si avrà una scuola di modello americano(proprio quello al quale si ispira il nostro ministro) dove la scuola pubblica cade a pezzi perché lo stato non incentiva, mentre se vuoi studiare e avere un titolo accreditato dovrai pagare la scuola privata.
E’ questa la meritocrazia che ci offrono? È la forzatura alla privatizzazione che loro intendono come meritocrazia?
La riforma nel suo complesso non va per niente bene, da un punto di vista un po’ estremistico si riesce a cogliere una prospettiva spaventosa ovvero la convinzione che loro vogliono un popolo di ignoranti.
Con il tempo e con questo tipo di riforma, indirettamente la scuola pubblica "avrà una cultura" di serie B,avvantaggerà la scuola privata che sarà una modalità per lo studio di tutto rispetto.
Non credo che tutti possano permettersi di sostenere spese eccessive per una scuola privata.
Non credo che il licenziamento di precari e di assistenti ATA faccia bene all’opinione pubblica.
Non credo che la divisione tra classi straniere e italiane contribuiscano all’integrazione di uno stato quasi multi etnico come l’Italia.
Non credo che la cultura si debba basare solo ed esclusivamente sui libri, la cultura è un complesso di cognizioni,procedimenti tecnici e tipi di comportamento caratteristico di un dato gruppo sociale,è la conoscenza dei vari rami del sapere, il sapere non è tutto sui libri, il sapere si basa sull’esperienza sulla pratica sulla vita nel sociale sui valori, e non vedo dove questa riforma vada ad aiutare il momento critico dell’attuale scuola italiana, sulla disciplina forse? Di certo non sulla formazione sociale e culturale dell’alunno.
A voi l’opinione. [Fonzo Pasquale]

sabato 14 novembre 2009

I Dissidenti

Siamo tornati! Dopo una pausa di 4 mesi Cantiere Aperto riapre i battenti e questa volta per diventare un appuntamento periodico.
Per diventare un luogo dove discutere e porre le basi del CAMBIAMENTO per il quale è nato il Movimento “Cambi-Amo Fossacesia”. Uno strumento di Partecipazione per chi vorrà avviarsi sul percorso iniziato nel maggio 2008 in Piazza Fantini con il “Cantiere delle idee e dei desideri” che ci ha portato a elaborare un programma di lavoro comune costruito sulle esigenze di chi, fermandosi a rispondere al questionario per Cambiare, ha inteso darci il suo “piccolo mattone” per costruire la nostra “Casa-COMUNITÀ. Le idee e le proposte così raccolte sono state la base di confronto tra Movimento e candidati Sindaci alle scorse elezioni comunali del giugno 2009 e sono entrate nel programma della Lista Civica “Fossacesia – Città Attiva”, che oggi amministra la nostra Città. Oltre alle idee, il confronto avviato ci ha portato ad avere, oggi, 3 esponenti di Cambi-Amo Fossacesiani tra i Consiglieri Comunali eletti, di cui uno è stato nominato Assessore, ai quali sono state delegate materie quali: la Partecipazione Attiva dei Cittadini nella gestione del Comune, l'Ambiente, la Cultura, l'Igiene Urbana, le Politiche Giovanili, le Politi- che per il lavoro e lo Spettacolo.
Una piccola vittoria che sarà il punto da cui proseguire col Cammino iniziato in Piazza l'anno scorso, rappresenta la forza della volontà di CAMBIAMENTO, all'interno del cambiamento che ha portato ad avere l'attuale Sindaco Stante.
La volontà è quella di essere lo stimolo continuo, affinchè quelle idee e quelle proposte venute dal basso vengano realizzate e vengano fatte allargando gli spazi di partecipazione diretta di chi vive e risiede a Fossacesia.
Cantiere Aperto darà voce a questa volontà e sarà pronto ad essere luogo di proposta e di confronto, dando visibilità alla situzione locale, dando spazio e respiro alle lotte per la difesa del lavoro, del territorio, della scuola, dei diritti civili e delle altre vertenze locali.
Cambi-Amo Fossacesia nasce come evento locale delle lotte per la Tutela della Costa Teatina e del NO al Petrolchimico di Ortona (Centro Oli), per fare la “nostra parte”, in modo attivo, nel porre in essere il Cambiamento necessario per l'Italia.
Fenomeni simili a quelli che ci hanno visto protagonisti sono avvenuti e avvengono, per fortuna, in tutta Italia, a testimonianza che non tutte le menti e gli animi sono intorpiditi dall'egoismo, dalla banalità e dalla volgarità che vuole, e sta riuscendo a, far regredire la nostra società italiana, riducendo la politica ad interesse privato, di casta o di lobbies. Baluardi della Resistenza alla trasformazione della nostra Repubblica in qualcosa di diverso da quello per cui una generazione di italiani ha dovuto sacrificare gli affetti, e i migliori anni, durante la Seconda Guerra Mondiale e più tardi nelle lotte degli anni 60-70 per la concquista dei diritti civili. Sono avanguardie di Cambiamento, figlie di quelle lotte, verso un modello, di rapporti sociali e di produzione di consumo di beni e prodotti, che prenda coscienza che il nostro è un Mondo finito con delle risorse finite e limitate, che devono essere gestite e utilizzate in modo equo e sostenibile, per le persone e per la Natura.
Le critiche all'attuale modello “consuma territorio” e “distruggi identità” sono diventate visibili nella crisi, economica, sociale ed ambientale, che stiamo vivendo, e testimoniate dalla perdita dei posti di lavoro, dal fallimento delle banche, dalla chiusura delle fabbriche, dai cambiamenti climatici, dall'aumento di malattie come tumori e leucemie.
Le alternative esistono e sono percorribili, ma è necessaria una presa di coscienza collettiva e l'avvio di un processo, di pratiche per un BENESSERE DUREVOLE, più che per “lo sviluppo” o “la crescita” economica di pochi. Benessere durevole che sia perseguito con processi produttivi meno energivori, valorizzando le risorse naturali e culturali insieme ai “saperi diffusi” legati alle tradizioni e alla capacità del fare delle Comunità che vivono i diversi luoghi del nostro Pianeta.
Un Cambiamento delle modalità produttive di beni e servizi, un Cambiamento sulle modalità di trasporto e spostamento delle persone e dei beni prodotti, un Cambiamento dei rapporti sociali, dell'essere Comunità, un Cambiamento di come si fa Politica per un Autogoverno dei territori, partendo dal basso, di cui vogliamo farci portatori attivi. [baffo]