mercoledì 27 gennaio 2010

Crocifisso, scuola laica e libertà religiosa


Lo scorso 11 dicembre 2009 in Consiglio Comunale si è discussa la mozione presentata dal gruppo di minoranza "Approdo per il futuro" avente per oggetto "Il Crocifisso non si tocca". La mozione, in sintesi, richiedeva l’impegno da parte dell’amministrazione comunale di a) controllare con ogni mezzo che il crocifisso non venisse rimosso dalle aule scolastiche di Fossacesia e b) unirsi al ricorso presentato dal Governo Berlusconi contro la sentenza della Corte Europea per i Diritti Umani di Strasburgo dello scorso 3 Novembre 2009. Tale sentenza ha stabilito che la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche viola l’articolo 2 del protocollo n° 1 esaminato con l’articolo 9 della Convenzione e ha condannato lo stato a pagare alla ricorrente 5000 euro di danni morali.
Come forse molti già sapranno, la mozione è stata approvata dal Consiglio Comunale con emendamenti presentati dal Gruppo Consiliare di maggioranza “Fossacesia Città Attiva”. Alcuni di noi, però, hanno richiesto il ritiro della mozione e, visto che questo non è stato possibile, hanno ritenuto più opportuno non partecipare al voto, con motivazioni diverse, la principale – anche se non l’unica - delle quali è che si tratta di una tematica complessa, che va oltre gli ambiti di pertinenza di un Consiglio Comunale ed andrebbe discussa in altra sede, con ben altri strumenti.
L’esposizione dei crocifissi nelle scuole pubbliche è prevista da una circolare che fa riferimento alla Legge Lanza del 1857 e dalle norme regolamentari art. 118 Regio Decreto n. 965 del 1924 (relativamente agli istituti di istruzione media) e allegato C del Regio Decreto n. 1297 del 1928 (relativamente agli istituti di istruzione elementare), che dispongono che ogni aula abbia il crocifisso. A quei tempi la religione cattolica era ancora l’unica religione di Stato.
Con circolare n. 367 del 1967, il Ministero dell’Istruzione ha inserito nell’elenco dell’arredamento della scuola dell’obbligo anche i crocifissi.
Nei Patti Lateranensi e successivamente nelle modifiche apportate al Concordato con l’Accordo tra Stato e Chiesa (L.121/1985), non si parla del crocifisso nelle scuole. I nuovi accordi tra Stato e Chiesa del 1985 non abrogano le vecchie disposizioni, anche se stabiliscono che la religione cattolica non è più da considerarsi unica religione di Stato.
Riguardo la questione di legittimità costituzionale sollevata dal TAR del Veneto, la Corte Costituzionale (ordinanza 389/2004) ha ritenuto di non doversi pronunziare, in quanto le norme in questione erano di natura regolamentare, prive di forza di legge, sulle quali pertanto la Corte non poteva essere interpellata.
La Costituzione della Repubblica Italiana, però, agli articoli 2, 3, 7, 8, 19 e 20 sancisce il principio di laicità ed assegna a tutti i cittadini, anche quelli di diverso credo religioso, eguali diritti e pari dignità sociale.
La presenza del crocifisso nelle aule è oggetto di ripetuti tormentoni mediatici (basti ricordare il caso di Ofena del 2003) sollevati ad arte da chi sfrutta il sentimento religioso dei cittadini per catturare consensi e, in molti casi, alimentando l’intolleranza verso culture e religioni diverse. A livello nazionale la Lega Nord è una delle forze politiche che si sono maggiormente attivate in difesa del crocifisso. Questo atteggiamento, come ha sottolineato Andrea Natale nella stessa seduta di Consiglio Comunale, è indice di debolezza all’interno di una comunità che ha bisogno di simboli forti ai quali aggrapparsi, per difendersi da ciò che non conosce e di cui ha paura.
Sono d’accordo con lui ed aggiungo che se è semplicistico e sbagliato assimilare l’identità nazionale ad un simbolo della fede cristiana, lo è anche assimilarla alla fede stessa. Si potrà anche essere d’accordo, con Benedetto Croce, che noi italiani “non possiamo non dirci cristiani”. Ma è proprio in virtù di quei principi che si dovrebbero accogliere le istanze di chi la pensa diversamente. La libertà di professare (o di non professare) una religione deve essere garantita a tutti, anche a chi non si riconosce nelle comuni radici cristiane. [Lara]

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