mercoledì 20 gennaio 2010

Petrolio

Prima di iniziare questa “chiacchierata” è bene spiegare che nell'ambito di un progetto di estrazione di idrocarburi ci sono 4 fasi:
la prima si chiama istanza di permesso di ricerca, la compagnia petrolifera fa richiesta all'UNMIG(Ufficio Nazionale Minerario di Idrocarburi e Geotermia) di poter “fittare” un tratto di mare o di terra che può essere di svariati chilometri quadrati, dopo arrivano le altre fasi previo progetto di perforazione chiamate rispettivamente ed in sequenza : permesso di ricerca, istanza di concessione di coltivazione, concessione di coltivazione .
Mentre la Giunta regionale galleggia nel silenzio più assoluto e con un atteggiamento di distacco, continuando a minimizzare il problema con interlocutori come la stampa ma guardandosi bene dal confrontarsi con i cittadini, le associazioni di categoria, le associazioni ambientaliste e culturali, la CEAM-Conferenza Episcopale Abruzzo e Molise-; le compagnie petrolifere continuano la corsa all'oro nero, in terra, ma soprattutto in mare d'Abruzzo.
La provincia di Chieti è la più vessata con un ben 77% di territorio interessato, 92 comuni 365.308 cittadini. Il mare prospicente la costa Teatina non è da meno, oltre ai progetti di coltivazione già esistenti da anni come Santo Stefano e Rospo Mare, è in dirittura di arrivo un permesso di ricerca che va da Ortona al Molise della Petrocetic.
Di fronte ad Ortona sono in arrivo una nuova concessione di coltivazione Ombrina mare 2, e un nuovo permesso di ricerca Elsa2, qualora tutte le nostre osservazioni inviate al ministero dell'Ambiente e della tutela del Mare, lettere di comuni non la fermeranno, entrambi della Medoil Gas . Insomma, addio a brodetti e paesaggio.
[Coord. Tutela Costa Teatina]

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