[comunicato stampa]
“Le conseguenze della cattiva gestione del territorio li viviamo soprattutto noi Comuni Costieri – inizia l’Assessore all’Ambiente, Andrea Natale – spesso ci si accorge dei problemi e non si vogliono trattare le cause. In Natura tutto è legato e l’approccio deve essere olistico, integrato e coordinato tra i vari enti, ma questo non avviene e i Comuni quasi sempre sono lasciati da soli a supplire alle inadempienze, alla superficialità, alla non volontà di agire seguendo i ritmi e il funzionamento della Natura”.
“Concretamente parlo della qualità delle acque di balneazione, i fenomeni di acqua sporca dovuti alle alghe, dell’erosione costiera, delle alluvioni ad ogni piena dei fiumi, alla perdita di fertilità dei campi per ingressione del cuneo salino - continua Natale - Noi Comuni veniamo spesso individuati, da vari soggetti, come la pietra dello scandalo, ma da soli, ribadisco, questi sono problemi che noi non possiamo risolvere”.
“Ringrazio chi si è accorto che all’incontro in Regione per discutere di un Piano Regionale importante, il Piano di Tutela delle Acque (che dovrebbe recepire alcune direttive comunitarie importanti) eravamo l’unico Comune costiero presente e abbiamo posto queste problematiche con forza – afferma Natale”.
“Se c’è l’erosione delle spiagge è perché non arrivano più gli apporti di sabbia e argilla che prima i fiumi portavano al mare. Non arrivano perché ci sono le dighe che li trattengono e ditte che li estraggono dai fiumi. Loro guadagnano e noi paghiamo, come cittadini abruzzesi, quasi 500 € all’anno per ripascere le coste. Vi sembra giusto? – chiede Natale - Stesso discorso vale per la quantità di acqua rilasciata dagli sbarramenti (per uso irriguo e/o per produrre energia) viene rilasciata non in continuo ma in alcuni momenti della giornata generando aumenti improvvisi della portata che si sostanziano in onde che erodono le sponde e mettono a rischio le infrastrutture (ponti, strade, depuratori, ecc.) oltre ad essere pericolose per i fruitori del fiume, per es. i pescatori, per non parlare poi dei danni che questi rilasci concentrati e non costanti creano sull’ecosistema fiume come habitat e specie animali e vegetali che ci vivono – aggiunge Natale. Noi abbiamo chiesto che l’acqua e i sedimenti tornino nei fiumi per arrivare al mare seguendo i ritmi naturali nelle quantità idonee a far restare fiumi i fiumi e spiagge le spiagge, senza caricare le spese per i ripascimenti e per gli altri danni causati dal non rispetto del Deflusso Minimo Vitale sulle spalle dei cittadini”.
“Altro discorso per quanto attiene le acque di balneazione – continua l’Assessore all’Ambiente di Fossacesia - Grazie all’impegno in prima persona del Sindaco Stante con la SASI siamo finalmente riusciti a rimettere in moto le pompe di sollevamento che non funzionavano e che avevano generato negli anni passati un abbassamento della qualità delle acque di balneazione per la spiaggia della Fucitelle sotto San Giovanni in Venere. Il problema era amplificato dalla dislocazione delle barriere frangiflutti disposte di fronte allo sbocco a mare del torrente San Giovanni che limitano la circolazione dell’acqua e in situazioni meteo-climatiche particolare con apporti di sostanza organica possono generare la crescita incontrollata di alghe microscopiche che morendo danno poi origine al cosiddetto fenomeno dell’acqua “sporca”. Noi abbiamo fatto la nostra parte – afferma Natale - ma se la Regione non modifica l’inclinazione delle barriere e se la SASI non controlla perfettamente il depuratore di Rocca San Giovanni che scarica nel Golfo di Venere il fenomeno “acqua sporca” si potrebbe ripetere e noi potremmo essere costretti a mettere il divieto di balneazione per la spiaggia più frequentata di Fossacesia! Ovviamente abbiamo chiesto l’impegno alla Regione affinché riveda la sua politica in merito alla depurazione delle acque reflue e in generale per quanto attiene la gestione costiera lavorando insieme per affrontare e risolvere alla base e in modo sinergico le questioni”.
“I fiumi sono paragonabili al sistema circolatorio del corpo umano. Se non lo teniamo in debita considerazione richiamo di procurarci un infarto da soli – chiosa Natale”.
Per questo motivo abbiamo il Comune di Fossacesia ha aderito in modo convinto alle Campagne di WWF (Liberafiumi) e Legambiente (Operazione Fiumi) e stiamo provvedendo insieme alla Protezione Civile di Fossacesia a impostare un sistema di monitoraggio del tratto del Sangro ricadente nel nostro territorio.
I risultati non sono esaltanti, del materiale rinvenuto a maggio solo parte è stato rimosso (4 microdiscariche, in prevalenza costituite da materiale plastico, inerti come cemento e mattoni, bidoni in ferro, 1 frigorifero, 2 televisori assieme a centinaia di bottiglie di plastica e a buste e contenitori di fertilizzanti e veleni per uso agricolo) in quanto l’ente non ha la disponibilità, in particolare per quanto attiene lo smaltimento dei rifiuti speciali, le disponibilità economiche per smaltirli.
I siti sono monitorati e abbiamo fatto un Piano apposito, dopo il censimento, che quantifica tipologie di rifiuti e costi, che purtroppo ogni tanto dobbiamo aggiornare per la segnalazione di un nuovo rilascio.
Avremmo bisogno di 50-60.000 €, ma se escludiamo le braccia dei nostri operai, sempre validi e disponibili, i volontari di Protezione Civile e WWF, non abbiamo ricevuto nessun aiuto.
Anzi ultimamente siamo stati anche attaccati da un consigliere Provinciale perché a suo dire non abbiamo preso nella giusta considerazione lo smaltimento rifiuti come priorità.
Nel Piano di Tutela delle Acque bisogna con forza ridare la parola ai Comuni, ai cittadini e prendere a riferimento le linee guida dell’Unione Europea, bisogna investire risorse nel ripristinare gli ecosistemi naturali per proteggerci dalle alluvioni, dall’erosione spondale, dai crolli delle infrastrutture dopo le piene, dall’erosione costiera e per avere acque balneabili e sicure per i nostri turisti.
Spendere soldi per cementificare gli argini, mettere i gabbioni, rettificare il percorso del fiume e nel ripascimento delle spiagge non serve che a spendere altri soldi e non risolve i problemi che anzi vengono amplificati. Non possiamo oggi permettere di sperperare denaro pubblico.
Stato e Regione devono investire nella protezione della biodiversità, sulla rinaturalizzazione, su interventi in ingegneria naturalistica, sulla bonifica dei siti e sulla prevenzione dei rischi (idrogeologico e sismico in primis), sulle aree protette, sulla conservazione del paesaggio e dei beni culturali questo potrebbe farci uscire dalla crisi non continuare a dare incentivi ad un sistema produttivo drogato che ci vende oggetti che nella maggior parte dei casi non ci servono, che sono pensati per durare poco e diventano rifiuti in toto perché sono fatti in modo tale da non poter essere recuperati una volta esaurito il loro ciclo di vita.
Il nostro è un Mondo finito e complesso non possiamo considerare che abbia risorse sfruttabili all’infinito o pensare di dominarlo semplificando le regole sottese al suo funzionamento o peggio ignorandole.
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