sabato 28 novembre 2009

La scuola tagliata fuori dalla cultura

Il decreto legge 137 meglio noto come riforma Gelmini presentato il 1 settembre 2008 è in vigore da ormai un anno.
Tante sono state le voci e le controversie contro tale decreto,chi non ricorda le manifestazioni in piazza degli studenti o gli scioperi, le occupazioni e gli slogan contro l’attuazione di questa riforma?;da un anno è in corso una battaglia di docenti precari, assistenti scolastici e alunni contro il ministro dell’istruzione,contro una riforma molto oscurata dalle voci e dalle discussioni che le veleggiano attorno, tante sono le interpretazioni e tanti i punti di vista,così tante parole da creare una confusione totale sulla panoramica di un decreto che nonostante il suo scalpore fa davvero paura solamente a chi ha approfondito questo argomento.
Possiamo iniziare col dire che potenzialmente la nuova riforma a lungo andare potrà avere un impatto totalmente radicale sulla scuola, o meglio sul concetto scuola,infatti per capire bene quale debba essere l’interpretazione giusta e l’intenzione del Ministro MariaStella Gelmini bisogna capire bene cos’è per noi la scuola:la scuola è un istituto nel quale si svolgono attività che hanno per scopo l’insegnamento metodico di una disciplina,di un arte o di un mestiere, è un luogo nel quale si offre al ragazzo un percorso formativo e di cultura in tutte le forme nella quale essa si presenta, un percorso didattico che insegna, che fa crescere che sviluppa la capacità mentale dell’alunno non solo dal punto di vista disciplinare o della materia,ma bensì prepara ad un giusto approccio sociale che si deve avere una volta terminati gli studi.
Ricordiamo che con la riforma è stato attuato l’inserimento del maestro unico e lo sfoltimento del corpo docente, sono stati tirati fuori 87.400 insegnanti abbassando così la media docente\alunno ad 1\20 mentre la media europea equivale ad 1\15 ( di qui la contraddizione del ministro che a sua detta,lo sfoltimento è avvenuto proprio per comparare la media europea),oltre all’introduzione del maestro unico che va a stravolgere il sistema scolastico della scuola elementare italiana(che si posizionava tra le prime in europa)un altro punto molto importante è quello del ritorno ai voti decimali sia per le scuole medie che elementari che ci riportano insieme al voto in condotta in un ambiente scolastico risalente agli anni 60’.
Possiamo essere molto clementi sul ritorno ai voti numerici proposto dal ministro,meno tolleranti invece sull’iniziativa di formare classi separate per bambini extracomunitari,questo crea una totale discrepanza nell’ambiente didattico differenziando talvolta le origini e le etnie di famiglie che dovrebbero essere integrate nel nostro paese,per la Gelmini tale iniziativa è stata avanzata perché gli alunni stranieri avendo difficoltà nel parlare una lingua nuova possono rallentare il corso normale del programma scolastico;ora io mi chiedo: come possono imparare una lingua nuova dei bambini che sono impossibilitati ad interagire con i propri coetanei italiani?, e quale sarà il livello di istruzione degli scolari che affrontano un programma differenziato da quello normale?,secondo il nostro ministro la soluzione è quella di dividere e creare divergenze tra classi dette “italiane” e classi dette “straniere”.
Il nodo cruciale però si viene a trovare in un'altra facciata inerente alla nuova tipologia di “scuola” che il nostro governo ci propone,infatti possiamo dire che la finanziaria studiata dal ministro dell’economia Tremonti vada a braccetto con il taglio scuola che la Gelmini ha proposto; oltre alla cacciata via degli insegnanti precari la finanziaria presenta un taglio di 7miliardi di euro in tre anni per il finanziamento scolastico,in poche parole la scuola è costretta ad effettuare attività didattiche o corsi interscolastici a proprie spese, e data la scarsità di fondo monetario degli istituti si prevede un drastico calo di tali attività,si prenda ad esempio il liceo scientifico di Lanciano nel quale a causa della mancanza di capitale è stato costretto a mandar via alcuni assistenti di laboratorio chiudendo così tutti i laboratori didattici(tranne quello di fisica), di conseguenza non esisteranno più modelli di studio pratico ed operativo applicato in laboratorio,questo tipo di provvedimento è la prospettiva che ci si aspetta dalla maggior parte delle scuole italiane in vista della riforma, in un modo o nell’altro ci sarà una corsa al “si salvi chi può” dove per sopravvivere si andrà ad eliminare quelle porzioni didattiche in più che la scuola offre e che non riesce a sostenere
La conclusione dell’opera “riformiamo la scuola risparmiando il più possibile e fregandocene di chi ci vive dentro” avviene all’interno dell’università, ebbene sì i tagli maggiori ai fondi destinati per la scuola sono stati effettuati a discapito di tutti gli atenei d’Italia, attenzione però, con la riforma non vengono fatti dei tagli equi verso tutte le università ma bensì si basa su diversi parametri: la gestione da parte dei rettori dell’università, la preparazione dei professori,e l’operosità e l’efficacia che l’università ha nella preparazione alla laurea;spiego: ogni anno la Finanziaria stabilisce l’ammontare del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), cioè i soldi che vanno al Sistema Universitario statale,questa somma è a disposizione del Ministero che la ridistribuisce fra i differenti Atenei (in base ai criteri sopra citati)la legge prevede una riduzione di circa il 20% in tre anni di tale somma senza considerare che, nel nostro Paese, il finanziamento alle Università è fra i più bassi di Europa. (Basta guardare i dati dell’OCSE), già dal 24 Luglio infatti si sono composte delle classifiche di tutti gli atenei d’Italia,formuliamo così in base a dei criteri a mio avviso poco attendibili (ad esempiola professionalità dei professori) delle differenziazioni tra gli atenei distinguendo così le università tra di loro.
E’ sulla meritocrazia che costruiamo la nuova nostra scuola italiana, si basa sulla concezione per la quale ogni forma di riconoscimento e successo sugli studi è esclusivamente commisurata al merito individuale, non c’è niente di male nel fondare la scuola sulla meritocrazia, nel distinguere le università invece sì, è ovvio che le università non siano tutte uguali e che ci siano quelle di alto rango e quelle di basso rango però bisogna dare la possibilità a tutti di meritarsi questa meritocrazia, un ricercatore che studia all’università di Macerata avrà meno possibilità di approfondire i propri studi come può farlo un ricercatore del politecnico di Torino, e questo perché la lista sulla quale classifichiamo le nostre università toglie i fondi all’università di Macerata e li distribuisce al politecnico di Torino.
E’ per questo motivo che ci sono “migrazioni” all’estero da parte dei ricercatori e degli studenti, perché il loro Stato non gli offre o meglio non offre alle loro università un finanziamento tale da poter mandare avanti le loro ricerche, tutti sappiamo che la ricerca ai giorni nostri è importantissima per lo sviluppo sia economico che culturale di un Paese e allora perché far fuggire potenziali menti in grado di mantenere alto il nome del proprio Paese che gli ha dato la possibilità di portare avanti progetti scientifici?, la meritocrazia tanto declamata dal nostro ministro dell’istruzione la attribuiamo al singolo individuo oppure etichettiamo tutti gli individui in base alla meritocrazia delle università nelle quali svolgono i propri studi?.
Le università potranno diventare fondazioni private, si potranno totalmente privatizzare e questo tutto a discapito della scuola pubblica, se si tagliano fondi alle università e si da loro la possibilità di privatizzarsi sembrerebbe quasi ovvio che si stia cercando di forzare gli atenei a privatizzarsi,così facendo non avranno più problemi per il finanziamento e tutte le altre problematiche appresso.
Questo va a discapito della scuola pubblica, indirettamente si sta spianando la strada al privato,a lungo andare si avrà una scuola di modello americano(proprio quello al quale si ispira il nostro ministro) dove la scuola pubblica cade a pezzi perché lo stato non incentiva, mentre se vuoi studiare e avere un titolo accreditato dovrai pagare la scuola privata.
E’ questa la meritocrazia che ci offrono? È la forzatura alla privatizzazione che loro intendono come meritocrazia?
La riforma nel suo complesso non va per niente bene, da un punto di vista un po’ estremistico si riesce a cogliere una prospettiva spaventosa ovvero la convinzione che loro vogliono un popolo di ignoranti.
Con il tempo e con questo tipo di riforma, indirettamente la scuola pubblica "avrà una cultura" di serie B,avvantaggerà la scuola privata che sarà una modalità per lo studio di tutto rispetto.
Non credo che tutti possano permettersi di sostenere spese eccessive per una scuola privata.
Non credo che il licenziamento di precari e di assistenti ATA faccia bene all’opinione pubblica.
Non credo che la divisione tra classi straniere e italiane contribuiscano all’integrazione di uno stato quasi multi etnico come l’Italia.
Non credo che la cultura si debba basare solo ed esclusivamente sui libri, la cultura è un complesso di cognizioni,procedimenti tecnici e tipi di comportamento caratteristico di un dato gruppo sociale,è la conoscenza dei vari rami del sapere, il sapere non è tutto sui libri, il sapere si basa sull’esperienza sulla pratica sulla vita nel sociale sui valori, e non vedo dove questa riforma vada ad aiutare il momento critico dell’attuale scuola italiana, sulla disciplina forse? Di certo non sulla formazione sociale e culturale dell’alunno.
A voi l’opinione. [Fonzo Pasquale]

Nessun commento:

Posta un commento