“Sono trascorsi quasi 13 anni – esordisce Andrea Natale, Assessore all'Ambiente, nonchè Direttore della Riserva Regionale “Lecceta di Torino di Sangro”- da quando il Senatore Staniscia, bontà sua, pensò di inserire la Costa Teatina tra le aree di reperimento principali per costituire Parchi Nazionali nella Legge Quadro Nazionale con l’art.4, comma 3, legge n°344/97 e 9 dalla sua istituzione con la L. N°93/2001 e siamo ancora qui a cincischiare e perdere tempo”.
Facciamo un po' di chiarezza: punto primo, finchè non cancellano la legge a livello nazionale l’iter del Parco si DEVE concludere, così stiamo ritardando l'applicazione di una legge dello Stato. La Regione (Giunta Pace) sollevo l'incostituzionalità e provò a bloccarne l'istituzione e la Corte Costituzionale, sentenza n.422 del 2002 gli diede torto, dicendo che la competenza è del Ministero, sentita la Regione. Punto secondo, la perimetrazione su cui si discute è una proposta fatta al Ministero dalla Regione Abruzzo, poiché alla Regione non arrivarono le proposte dei Comuni, molti presero tempo, come fanno ora, con dei distinguo. Punto terzo, è vero che la perimetrazione proposta sembra fatta ad hoc per farsi dire di no dai Comuni, della serie noi abbiamo risposto all'obbligo che ci chiedeva il Ministero il no facciamolo dire ai Comuni. Punto quarto, i vincoli, qui abbiamo atteggiamenti strani che vanno dal tatticismo alla mistificazione, per arrivare a punte che sfiorano il terrorrismo psicologico, che denotano, per molti, la supponenza e la non conoscenza della materia di cui si parla. I vincoli sono collegati alla zonizzazione interna al perimetro del Parco, le zone sono, solitamente 4, e i vincoli sono diversificati a seconda di ciò che si trova dentro queste zone. La zona A, a protezione integrale è quella dove c'è quello che si deve tutelare, la biodiversità da proteggere, le Riserve e i SIC, nel nostro caso dovrebbero andare lì, la zona B, dove si dovrebbe riqualificare ed agire per ricucire, in ottica di rete ecologica, il territorio e il paesaggio, agendo anche come “cuscinetto” per proteggere le zone a forte valenza naturalistica, la zona C, dove ci sarebbe uno sviluppo “controllato” e la Zona D, dove si prevedono regimi ordinari e dove le previsioni rimarrebbero quelle previste dai Piani Regolatori Generali.
Per avere un'idea pensiamo al Parco del Gargano, non mi sembra che lì si sia tornati “indietro al calesse e al cavallo” o che non sia possibile più neanche “aprire una finestra”, o che si sia “bloccato lo sviluppo”. Nessuno pensa, ne lo potrebbe fare, di porre gli stessi vincoli che esistono sulle Riserve alle zone dei centri abitati o delle zone industriali (vedi Val di Sangro).
Dobbiamo capire che si deve cambiare modello economico di riferimento però. Non possiamo consumare territorio, mettere al primo posto il profitto privato ed illuderci di poter continuare a crescere, continuando a far pagare i costi ambientali e sociali al pubblico. Più che di sviluppo dovremmo parlare di benessere durevole. Viviamo in un mondo finito e le risorse che abbiamo le dobbiamo gestire in modo razionale, controllato e pianificato. Il turismo che dovrebbe essere il volano della nostra economia locale e che si deve trainare l'agricoltura, l'agro-alimentare, deve avere come obiettivo la qualità e come confini la sostenibilità. Uno studio commissionato 5 anni fa dalla Rete delle Riserve Regionali dimostrò che nelle Riserve gestite bene ogni euro investito ne produceva 40, un esempio per tutti la Riserva Regionale del “Lago di Penne” che tra indotto e persone che lavorano per la Riserva arriva a quasi 3.000 occupati! Come presenze turistiche i Comuni con Riserve e Parchi sono quelli che hanno registrato i maggiori trend di crescita, la BIT ed EcoTour ci confermano questi trend ogni anno.
Aggiungo in conclusione che con l'ingresso dei paesi dell'Est Europa i fondi europei stanno prendendo sempre più quella strada e per noi restano destinate risorse per la sostenibilità. I territori con aree protette saranno quindi favoriti per quanto riguarda l'Europa Occidentale per attrarre finanziamenti.
Il Parco esteso a mare bloccherebbe anche la petrolizzazione. Non capisco questa schizofrenia del dichiararsi contro e presentare osservazioni contro la petrolizzazione e poi tentennare davanti ad una scelta che bloccherebbe l'espandersi di questo pericolo. Se si dice no alla petrolizzazione e si al turismo e all'agricoltura di qualità e alle fonti rinnovabili con il Patto dei Sindaci bisogna dire si anche al Parco.
I 5.000 cittadini abruzzesi a San Vito il 18 aprile lo vogliono, su Facebook è nato un gruppo Pro Parco Nazionale che ha quasi 2.000 iscritti in solo 8 giorni, dobbiamo parlare chiaro ai cittadini. Fossacesia sta lavorando alla proposta, credo che si debba fare chiarezza sull'argometno di cui si parla e confrontarsi anche con i cittadini, le associazioni, gli imprenditori e le università, non possiamo perdere questa occasione, ognuno si prenda le proprie responsabilità e non butti fumo per depistare gli altri e continuare a perdere tempo il declino è vicino altrimenti e le scelte devono essere nette e veloci nella direzione che ci viene indicata da molte parti come quella percorribile: SI AL PARCO e SUBITO.
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